Il rapporto medico paziente è online nella nuova sanità in Italia

Dicembre 10, 2012 in e-Health di Oscar Lambrughi

Se trovi interessante questo articolo, iscriviti alla Newsletter mensile di Digital Pharma.
Lascia l’indirizzo email nel box a destra e sarai sempre aggiornato sul mondo del marketing e della comunicazione farmaceutica.

Le nuove tecnologie permettono un rapporto medico paziente più personale e, per i medici che vogliono seguire più da vicino i propri pazienti, vi sono molti modi per farlo :

  • E-mail o SMS di follow-up
    permettono ai medici di controllare facilmente lo stato di salute del paziente o i suoi progressi;
  • Fotografia digitale
    permette ai medici di esaminare subito un paziente, per esempio nel caso di sintomatologie a livello della cute;
  • Social media
    facebook, pinterest e twitter permettono al medico di seguire il paziente ben più a fondo che nel corso di un semplice consulto;
  • Riunioni virtuali o software in stile facetime
    permettono interazioni faccia a faccia individuali ovunque si trovino medico o paziente.

Possiamo solo immaginare quali siano le implicazioni che derivano dalla rapida adozione delle tecnologie citate, ma se negli Stati Uniti già si hanno le prime interazioni di questo tipo, com’è la situazione in Italia?

censis ricercaIl Censis ha pubblicato lo scorso 2 ottobre un rapporto intitolato: “Quale futuro per il rapporto medico paziente nella nuova sanità?” in cui vengono riportati alcuni dati importanti che segnalano quali siano i trend emergenti nel nostro Paese in merito a come l’avvento del digital abbia inevitabilmente modificato l’interazione fra professionisti sanitari e pazienti.
I dati del report riguardano tutti i media, compresi stampa, radio e TV, e il loro ruolo nel fornire informazioni sulla salute. Tuttavia i dati a mio avviso più rilevanti e significativi nello spiegare la responsabilizzazione individuale e presa di consapevolezza dei pazienti, sono proprio quelli relativi a Internet e ai social network.

I trend emersi che vorrei mettere in evidenza sono:

  • Crescente necessità di comprendere la patologia prima ancora di intraprendere un percorso terapeutico: nel 2012 il Censis registra che il 73,2% degli italiani indica quanto sia importante capire ciò che sta succedendo, mentre solo il 26,8% ritiene che sia meglio trovare subito il rimedio più efficace;
  • Crescente responsabilità sanitaria individuale: il 58,7% del campione intervistato ricerca autonomamente il maggior numero possibile di informazioni per poter decidere autonomamente della propria salute;
  • Paura che la sovrabbondanza di informazioni possa confondere invece di chiarire: il 41,3% afferma che troppe informazioni confondono i meno esperti e che devono essere i medici a decidere. Occorre però sottolineare che questa percentuale di intervistati corrisponde per la maggior parte alla fascia meno scolarizzata e che quindi potrebbe trovarsi meno a proprio agio nel reperire, comprendere e interpretare informazioni in modo autonomo.
  • medico-paziente-comunicazionePerdita d’interesse per l’informazione, ma per quella “generalista”: osservando le differenze fra la rilevazione del 2012 e quella del 2006, sembrerebbe emergere un andamento in contraddizione con il diffondersi dell’aspirazione alla responsabilizzazione poiché solo il 40% degli intervistati nel 2012, contro il 59,3% del 2006, afferma di essere sempre interessato ad acquisire informazioni per la tutela della propria salute. Inoltre, la percentuale di coloro che si interessano all’informazione solamente quando pensano che li possa riguardare sono passati dal 33,6% del 2006 al 37,5%. Inoltre oggi e aumenta anche la percentuale delle persone che dichiarano di non essere particolarmente interessate, dal 7,1% al 22,5%.  Nell’osservare questi dati occorre però tener presente che, grazie all’avvento di internet, attualmente al paziente viene fornita una mole di informazioni di gran lunga superiore e gli viene data anche la possibilità di selezionare le informazioni per lui più rilevanti, opportunità questa che viene invece negata nel caso dei media tradizionali quali TV, radio e stampa.
  • Internet fonte principale di conoscenza insieme a medico di base e conoscenti: gli intervistati individuano come fonte principale di conoscenza, per ordine d’importanza, prima il proprio medico di medicina generale (55,6%), poi internet (10,8%), successivamente familiari parenti e amici (10,1%). Inoltre è solo il 5,9% a far riferimento alla televisione e il 5,8% a un medico specialista.
    Considerando poi gli intervistati con un livello di scolarizzazione più alto, le percentuali relative alle tre fonti aumentano considerevolmente: internet (20,7%), rete di relazioni personali (13,7%) e infine le pubblicazioni generaliste e specializzate (11,2%).
  • L’uso di internet per scopi sanitari si diffonde anche tra le fasce d’età più avanzata: i valori registrati per le fasce d’età 45-65 relativi all’utilizzo di internet per scopi sanitari (ricerca di informazioni su patologie e strutture sanitarie, prenotazione di visite, acquisto di medicinali…) sono allineati con la media generale e in alcuni casi superano le percentuali delle fasce più giovani.
  • Importanza della rapidità d’accesso alle informazioni: il vantaggio dato da internet e che viene ritenuto essenziale dagli intervistati è proprio la rapidità d’accesso ad un numero enorme di informazioni (69,6%), seguito dalla possibilità di potersi fare un’idea generale praticamente su tutto (22,1%), ma anche di poter aver accesso a informazioni da fonti autorevoli quali siti e riviste scientifiche online (18,2%).
  • e-patientInternet come mezzo di verifica della diagnosi: fra chi afferma di ricercare informazioni online, il 66,6% lo fa per capire meglio le indicazioni date dal proprio medico e il 51,9% per verificare la correttezza della diagnosi stabilita dal medico. Sebbene i due comportamenti siano apparentemente assimilabili, è bene notare come sottendano effetti ben diversi sul livello di conflittualità che potrebbe crearsi nei confronti del medico: all’8,7% degli intervistati è capitato infatti di contestare al medico la correttezza delle diagnosi effettuate e delle terapie consigliate.
  • Internet è ancora poco sfruttato come strumento di supporto: rispetto a quanto detto all’inizio, i dati del Censis indicano come il web venga ancora scarsamente utilizzato come supporto al rapporto medico paziente. Infatti solo il 19,3% degli intervistati ha fatto riferimento alla prenotazione online di servizi sanitari e il 12,4% alla comunicazione con il medico di famiglia via e-mail.
  • Il ruolo ideale del medico è quello di ascoltare ed adeguarsi: secondo il 41,7% degli intervistati infatti il medico dovrebbe ascoltare il paziente ed adattare le soluzioni allo specifico caso, mentre secondo il 41,1% è più corretto il modello di relazione nel quale è il medico a convincere il paziente sul da farsi. Ancora una volta però per quest’ultima percentuale risulta rilevante la fascia di intervistati con livelli d’istruzione più bassi. Significativo è anche il fatto che solo il 17,2% ritenga che il medico debba meramente tranquillizzare il paziente ed evitare che possa adottare comportamenti scorretti.

In definitiva possiamo affermare che anche in Italia il rapporto medico paziente abbia subito una profonda modifica in seguito all’avvento di internet e che, nonostante i pazienti affermino di utilizzare il web per verificare quanto viene affermato dal proprio medico mostrando una spiccata propensione alla responsabilizzazione individuale, non è detto che il far valere il proprio punto di vista debba necessariamente sfociare in un’aumentata conflittualità nel rapporto medico paziente.
Il rapporto ci riporta dunque moltissimi dati positivi per quanto riguarda l’emancipazione del paziente sul web e, anziché preoccuparci dello stato di conflitto potenziale, deve spingerci a riflettere sulle potenzialità del web e su come la tecnologia possa essere sfruttata al meglio per aumentare l’efficienza e l’efficacia del rapporto medico paziente.